EQUITANDO - Incontri e ritratti

INCONTRI n°1: con M.A del 19/7/2006

QUELLO CHE AVRESTI SEMPRE VOLUTO CAPIRE E NON HAI MAI OSATO CHIEDERE….AI GIUDICI
 

I giudici sono circondati da un’aura di mistero, ma finalmente eccone uno in carne ed ossa a cui fare delle domande:

Da qualche mese ho iniziato le mie prime gare di dressage e ho notato una certa difficoltà di comunicazione, soprattutto per problemi di tempo, i concorrenti sono tanti.

I concorrenti sono tanti è vero però, che io sia a conoscenza ,non ho mai visto un giudice rifiutare il colloquio con il concorrente. Molto spesso il concorrente ha delle remore a chiedere spiegazioni perché pensa di “rompere”. E vero che i giudici spesso hanno poco tempo perché , per il relativo costo del collegio giudicante, vengono sfruttati parecchio, di conseguenza i loro momenti di pausa sono molto spesso concentrati nella pausa pranzo. Ed è altrettanto vero che fortunatamente i cavalieri evitano di disturbare i giudici durante la pausa pranzo. Io credo che, poichè solitamente noi giudici rimaniamo fino al termine del concorso, un momento di pausa x chiacchierare con calma si possa trovare senza grossi problemi. Se per esempio gli istruttori facessero questo tipo di richiesta, tutti i giudici sarebbero ben contenti alla fine della categoria di spiegare eventuali discrepanze o eventuali note particolarmente negative. Per un certo periodo avevamo noi stessi preso questa iniziativa, ma è stata abbandonata perché sembrava di voler pontificare.


quali sono le caratteristiche del cavaliere che il giudice vorrebbe vedere, e quali quelle del cavallo ?

Difficile rispondere, perché è molto più facile parlare delle caratteristiche del cavallo piuttosto che di quelle del cavaliere. Molto spesso ci troviamo di fronte a binomi in cui il cavaliere è sicuramente la parte più debole, ma nonostante questo, grazie alla conoscenza, alla sensibilità si crea un binomio che comunque funziona. Quando noi giudichiamo non dobbiamo mai scindere il cavaliere dal cavallo. Si parla sempre e costantemente di binomio. Qualche volta esistono dei casi nei quali il cavaliere è così poco dotato o ha così poca esperienza da danneggiare, tra virgolette, le andature del cavallo, però nel 90% dei casi ho sempre visto che questo non avviene. Quello che noi vorremmo vedere è sempre un cavaliere sereno, che non riversa sul cavallo le proprie problematiche ed i propri errori, un cavaliere che è in grado di dire “si è vero ho sbagliato io”, e che cerchi di essere autocritico.
Mentre del cavallo, è chiaro, a chi non piace un cavallo con delle andature incredibili, con un tempo di sospensione di mezzora, ma cavalli di questo tipo hanno dei costi di acquisizione davvero molto elevati . Io amo molto vedere cavalli sereni, rilassati, che lavorano con piacere. Anche un cavallino con mezzi mediocri che lavora in questo modo è sempre un piacere e credo che tutti i colleghi siano d’accordo con me, soprattutto un cavallo che dimostri di essere stato addestrato secondo la scala del training che è quella che tutti dovremmo seguire in modo preciso.

come bilanciare il giudizio di cavalli e cavalieri molto avanzati in categorie basse rispetto a cavalieri alle prime armi?

E molto semplice, utilizzando tutta la scala dei voti. Se io mi trovo in una E100 ,20 binomi di ragazzini o cavalieri alle prime armi e due cavalieri di livello con cavalli di livello giovani dovrò e sarò obbligato ad utilizzare tutta la scala dei voti, sempre che il cavallo presentato riesca a fare un lavoro sufficientemente corretto, ma i sette, gli otto e i nove dovranno saltarmi fuori dalla penna e non come molto spesso capita, sei/sette, sei/sette, così si livella il tutto, non si premia il cavallo di qualità ed il cavaliere di grande esperienza e non si premia neanche il neofita, che cerca comunque di fare del suo meglio con un cavallo di mezzi mediocri. Si appiattisce il tutto e non si fa il bene della disciplina.L’importante è mantenere la classifica in senso logico e che il cavaliere di esperienza che arriva primo non abbassi anche i voti di tutti gli altri.
Se un cavaliere di esperienza partecipa a gare “basse” solitamente lo fa se monta un cavallo giovane o un cavallo che rientra dopo un periodo di mancato lavoro x es x problemi fisici,o perché il cavallo gli è stato affidato da poco tempo e quindi vuole capire come si comporterà il cavallo in uscita, oppure un cavallo con trascorsi burrascosi che necessita di riprendere fiducia in gare con una pressione nervosa minore.L’importante è che non abbassi la votazione degli altri cavalli. Purtroppo questo nella realtà avviene di rado perché si ha sempre paura di dare voti alti. Io penso che il buon giudice deve rispettare molto la base dell’equitazione che è fatta di persone juniores e senior che iniziano e che devono essere valutati premiandoli per quello che effettivamente stanno dimostrando.

Non potrebbe essere utile che il giudice disponesse di un breve curriculum del cavaliere e del cavallo o comunque conoscesse di persona il concorrente?

No, anzi sarebbe negativo. Noi dovremmo teoricamente non avere memoria e giudicare un cavallo ogni volta come se lo vedessimo per la prima volta. E’ molto difficile, perché bene o male i cavalli sono sempre gli stessi ed i cavalieri pure. Se vogliamo cercare di essere il più obiettivi possibile dovremmo giudicare come se vedessimo il binomio per la prima volta. Difficile ma sicuramente da perseguire.

Il problema del contatto. Alcuni cavalli ed in particolare i cavalli iberici possono essere disturbati da un contatto troppo costante e troppo forte. Verrà penalizzato?

Il contatto non è l’entità in unità di peso che il cavaliere deve avere nella mano. Il contatto è una entità più ampia ed astratta perché presuppone la mano, la seduta e le gambe perciò sono tre punti di contatto che concorrono al concetto del contatto.La ricerca è comunque nella leggerezza. La FEI adesso sta promovendo il cavallo felice, il cavallo leggero nella mano, quindi quello che si vuole vedere non è un cavallo che abbia Kg 87 per redine, ma un cavallo che abbia stabilità di contatto. Stabilità ci può essere anche con 5 gr. Ed è un chiaro segno di armonia. Un cavallo che non mantiene un contatto stabile con la mano del cavaliere mostrerà disarmonia con esso e verosimilmente con la scala del training, quindi sta effettuando un esercizio che è al di sopra del suo livello di addestramento.Il cavallo iberico che per abitudine e direi anche per DNA ,da secoli viene quasi montato nel vuoto della bocca, non necessariamente verrà penalizzato, l’importante è che questo vuoto nella bocca non sia un vuoto di sottrazione, ma sia un vuoto chiamamolo di leggerezza. Perché la sottrazione, quando il cavallo è dietro la mano è una difesa, quando si appoggia con estrema delicatezza all’imboccatura è segno di grande equilibrio suo e del cavaliere. In pratica la massima espressione di questo è il concetto di “discesa della mano” secondo Nuno Oliveira, quando il cavallo lascia cadere l’imboccatura e rimane comunque in atteggiamento, dando comunque la schiena, e continuando nelle sue attività motorie. In gara quello che è importante è che questo contatto quasi illusorio delle redini sia costante, mentre nella maggior parte dei casi ciò avviene saltuariamente e quindi abbiamo una instabilità del contatto, e cioè un parziale equilibrio, cioè non sempre il cavallo è in grado di portarsi da solo. Quindi un piccolo contatto anche leggero , ma costante può consentire di correggere quei piccoli difetti di equilibrio che si possono verificare nel corso della ripresa.


Meglio fare una transizione brusca ,ma nel punto preciso o effettuarla bene, ma non proprio a livello della lettera?

Sicuramente la transizione migliore è la transizione più in equilibrio e più in decontrazione, se poi viene fatta anche alla lettera tanto di guadagnato. Se io vedo un’ottima transizione alla quale avrei dato un nove, se non è alla lettera darò un otto. Chiaramente entro dei limiti.
Se io vedo che la transizione è stata ritardata per contrasti, sicuramente il mio voto non sarà un voto gentile, se vedo che la transizione è stata anticipata per voglia eccessiva del cavallo di fare una certa cosa, il mio voto scenderà un pochino, ma non sarà così drammatico come quando avviene per contrasto. La nostra ricerca è sempre quella di vedere il cavallo in armonia il più possibile con il cavaliere. Tutto quello che va in contrasto deve essere penalizzato.

Come valuta il giudice l’impiego del morso e filetto nelle gare di livello basso? L’impiego del solo filetto non consentirebbe una migliore valutazione del “tatto equestre” del cavaliere e del livello di reale sottomissione del cavallo?

Si sicuramente. La Fise per un certo periodo era riuscita ad eliminare l’impiego del morso e filetto nelle categorie E, poi per pressioni a vari livelli ci hanno obbligato ad accettarlo. Il morso e filetto in una E è sicuramente una cosa da non preferire. Se però nonostante l’utilizzo di esso il cavallo rimane in armonia, non si vedono contratture, non vi è motivo per dare un punto in meno. Se però l’utilizzo del morso e filetto presuppone un cavallo sotto la verticale, o troppo chiuso o addirittura incappucciato, un cavallo che quindi dimostra contrattura, un cavallo che si vede palesemente costretto dalla briglia troppo costrittiva, questo toglierà sicuramente dei punti. Meglio vedere un cavallo leggermente sopra la verticale in filetto che non sotto la verticale in morso e filetto. Anche perché morso e filetto sono imboccature da professionisti, o comunque da cavalieri che sanno quello che stanno facendo. In una E molto spesso vediamo invece dei cavalieri che utilizzano ancora la bocca del cavallo come terzo punto di equilibrio. E finchè è un filetto, ci chiudiamo un pochino gli occhi dicendoci che tutti devono imparare, ma quando questo avviene con il morso e filetto diventa una cosa poco simpatica.

Come può il giudice valutare la qualità del lavoro di addestramento effettuato.
Tramite la famosa scala del training. Ogni figura viene valutata facendoci scorrere
mentalmente la scala del training e vediamo se quello che stiamo vedendo corrisponde a questa scala. Chiaro che i primi tre livelli sono richiesti per l’addestramento di base e cioè nelle E. Poi arriviamo alla riunione nelle categorie dalla M in su.

Non sarebbe utile che vi fosse del tempo programmato nel quale i cavalieri possano parlare con i giudici per avere consigli e suggerimenti sul miglioramento del lavoro?

Se fosse possibile programmarlo sarebbe molto interessante. Io ho notato molto spesso una cosa e qui facciamo un piccolo excursus sugli istruttori. Tante volte sono stato alle spalle di istruttori che commentavano le schede ricevute con gli allievi. Il commento che noi cerchiamo faticosamente di mettere ad ogni figura non veniva letto mentre erano criticati in maniera gratuita soltanto gli eventuali voti negativi. Raramente ho visto che l’istruttore spiegasse al proprio allievo il perché avesse preso un cinque o addirittura un tre. Il piu delle volte ho sentito dire “ a queste teste di … di giudici!” . Come si può pensare di ottenere una collaborazione se dall’altra parte troviamo soltanto un muro. E’ molto frustrante per noi cercare di lavorare correttamente quando poi ci dobbiamo scontrare con un tale livello incomprensione. Capita molto più raramente con gli istruttori di dressage, ma purtroppo ce ne sono veramente talmente pochi, ci conosciamo tutti molto bene, molti di noi sono anche istruttori. Credo che sia una battaglia contro i mulini a vento finchè avremo istruttori di salto ostacoli così scarsamente interessati al lavoro in piano, non si potrà crescere nel modo più assoluto. Almeno il 50% dei concorrenti nelle categorie basse sono passaggi di patente. Il resto sono dressagisti alle prime armi che sono poi gli unici che si fanno avanti ed eventualmente chiedono lumi in merito alla scheda. Spesso non importa come è stata fatta la ripresa, ma il punteggio ottenuto.Siamo lontani mille miglia da quello che è l’equitazione. Questa difficoltà di dialogo nasce anche da una certa eccessiva separazione italiana tra il dressage ed il resto dell’equitazione. Si è voluto infatti etichettare il “lavoro in piano” come dressage .Quello che vediamo nelle categorie E,F e M basse in realtà è lavoro in piano che qualsiasi saltatore dovrebbe essere in grado di fare fino a livello M. Una appoggiata al trotto o al galoppo dovrebbe essere fatta anche dai saltatori, servirebbe a migliorare il cavallo da salto e ne favorirebbe la scioltezza. A me sembra sempre di andare a vedere una esposizione di redini quando vedo un saltatore che monta, perche riescono a metterci di tutto su quei poveri cavalli. D’altra parte come al solito manca la cultura, nonostante l’Italia sia la patria di Caprilli.
Quello che non va in Italia è il permissivismo. Bisognerebbe mettere dei puntelli più severi anche a costo di perdere un certo numero di tesserati.
Dovremmo prendere ad esempio le Federazioni francese o tedesca e l’iter di crescita dell’allievo. Quanti step deve passare, quanti esami deve superare. Non dimentichiamo che comunque l’equitazione è uno sport estremamente pericoloso, con un animale molto potente, che va secondo me conosciuto e rispettato in una maniera più approfondita di quanto avviene in Italia, anche per l’incolumità stessa del cavaliere. Certi incidenti probabilmente non accadrebbero se vi fosse una maggiore conoscenza dell’animale.

Quale il ruolo del giudice nel favorire l’ampliamento del numero di appassionati al dressage?

Sicuramente quello di non bastonare, di essere più colloquiale, di essere meno sul “piedestallino”, anche se è necessario , per mantenere credibilità che vi sia un certo distacco, ma essere meno punitivo, anche se non permissivo nelle categorie basse. Ed essere più serio e selettivo nelle categorie più alte dove invece vi è un certo lassismo.
Si giudica quello che si vede e non vi deve essere differenza se il binomio è conosciuto o meno e non ha importanza con chi lavora. Anche se non sempre nella realtà questo avviene.

Quale è l’opinione dei giudici sulla difficoltà in Italia di reperire istruttori validi in questa disciplina?

Essere un buon istruttore di dressage non è una cosa facile, anche perché il dressage è una disciplina estremamente intimista e per riuscire ad arrivare a costruire il binomio i tempi sono molto lunghi prima di ottenere dei risultati. Si guadagna poco, meno che nel salto ostacoli, anche perché il numero degli allievi è di gran lunga inferiore. Non esiste il criterio della scuola, mentre in Italia si segue il privato da solo con il proprio cavallo e questa è una delle cose peggiori. Io ho comperato due cavalli da scuola di dressage perché mi sembrava ora che si facesse scuola. Il cavallo da scuola da dressage non è un brocco qualsiasi, ma un cavallo molto ben lavorato, se vogliamo a fine carriera, quindi con dei costi di acquisizione comunque non bassissimi, con una gestione non facile, perché se vogliamo che il cavallo rimanga ben lavorato, va continuamente montato non solo dagli allievi. E’ un impegno molto importante, ma è l’unico sistema per migliorare . Speriamo che vi siano altri istruttori che intraprendano questa strada.
Così probabilmente si aumenterebbe anche la base delle scuole.

Dressage significa addestramento del cavallo, ma non dovrebbe essere anche un addestramento del cavaliere alla educazione, al rispetto per gli altri, per il cavallo etc…

Come no, si assolutamente. Spesso si vede una grande maleducazione, ma li siamo al solito problema, dovrebbe essere l’istruttore una persona integerrima e di alta moralità .Quanti sono gli istruttori che lo fanno per passione vera o invece per guadagnare il più possibile?
Continuamo a battere sempre sullo stesso chiodo. Manca la cultura. Cultura significa anche educazione.

Quale il valore culturale e formativo di questa disciplina in un mondo sempre più caratterizzato dalla fretta, e dalla ricerca di risultati rapidi e con il minimo sforzo?

E’ lo stesso concetto. Il problema è che per fare un buon cavallo da dressage ci vogliono otto- dieci- dodici anni. Per arrivare a livello di Grand Prix ci vogliono non meno di dodici anni. Chi ha tempo di investire in un puledro di due anni e lavorarci giornalmente per 10 anni? Allora si fa prima a prendere un buon puledro e a forzare il più possibile l’addestramento con il risultato che non vi sarà niente di confermato e nasceranno molti problemi. Qui è tutto in fretta e tutto subito. La gente viene da te e dopo 2 mesi vuole uscire in gara. Se questo viene spiegato all’allievo può capire che il dressage non consiste nei passettini laterali. Tutti i movimenti che si fanno hanno la funzione di sviluppare atleticamente il cavallo.


Quali AA del passato consiglierebbe di approfondire?

Tutti hanno detto delle grandi cose e tutti hanno fatto i loro errori. Quindi è necessario formarsi una propria visione. Bisognerebbe avere il tempo di fare delle lezioni teoriche cosa che ogni istruttore dovrebbe fare.
Ogni allievo viene un pochino costruito dal proprio istruttore ed è anche giusto che ogni istruttore dia all’allievo la propria cultura.
Come giudici noi abbiamo l’obbligo e la gioia di aggiornarci periodicamente, mentre gli istruttori no.
Tutti i nostri corsi sono aperti agli istruttori, ma non viene mai nessuno. Quello che possiamo fare ognuno di noi è di essere onesti, lavorare il più possibile per la disciplina, cioè nel proprio piccolo fare il massimo.

 

Figura

 

 

__________.__________